L’attività di tutela e valorizzazione degli uffici centrali e periferici della dg abap.
Il Rapporto di missione 2024 ha come obiettivo quello di valorizzare per intero l’attività di tutela svolta dai Servizi della Direzione generale e dalle Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio rendendo conto della molteplicità e varietà degli interventi condotti grazie alle straordinarie competenze del personale tecnico degli Uffici centrali e periferici del Ministero.
Ne è emerso un quadro ampio e articolato, che va dal restauro di alcuni ambienti di pregio del Complesso monumentale del San Michele, all’elaborazione delle piattaforme digitali fino all’acquisizione di beni culturali attraverso acquisto, prelazione o espropriazione e, ancora, dalla infaticabile attività di tutela condotta dagli Istituti centrali e dalle Soprintendenze sull’intero territorio nazionale, ciò che conferisce concretezza alle politiche e alle strategie per la conservazione del patrimonio culturale storico artistico e architettonico.
Se la tutela del patrimonio culturale è un obbligo dettato dalla Costituzione regolato da specifiche norme di legge, appare nondimeno rilevante come la conservazione del patrimonio stesso ai fini della sua trasmissione alle future generazioni e della pubblica fruizione, costituisca un servizio, sotto forma di restituzione di beni testimoni dell’identità collettiva di comunità che con sempre maggiore consapevolezza condividono con la Pubblica Amministrazione le diverse attività che attengono al settore dei beni culturali, dalla conoscenza, alla conservazione, alla valorizzazione.
La tutela d’altronde, si nutre e dissemina conoscenze, è sempre ricerca, basti pensare all’indagine archeologica, che unisce la tutela del patrimonio al continuo aggiornamento e all’acquisizione di nuovi dati sulla straordinaria stratificazione storica dei nostri terrori.
Affinché anche nell’ambito della tutela del patrimonio culturale siano conseguiti quegli obiettivi di efficienza e di efficacia, oltre che di qualità, che regolano l’attività della P.A., e se è ormai riconosciuto il valore della partecipazione attiva e responsabile delle comunità alla cura dei beni storico artistici, archeologici, monumentali, appare ineludibile individuare nuove formule ermeneutiche, attualizzare i metodi di approccio, ridefinire gli strumenti e perfino i linguaggi della tutela affinché essa, confrontandosi con la modernità, possa rispondere alle esigenze concrete della società del XXI secolo e si attui con la consapevolezza delle implicazioni e delle conseguenze di natura economica, ambientale e sociale, ad essa connesse. La sfida attuale e futura della Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, anche alla luce della nuova organizzazione del Ministero della cultura, è dunque quella di operare attraverso un confronto “dialettico” tra la conservazione dei valori storico-culturali, ovvero di quegli elementi identitari che rendono unici, e per questo attrattivi, i nostri territori e le nostre città, e le trasformazioni conseguenti alla attuazione dei grandi e piccoli interventi previsti dal PNRR e dal PNIEC. Una straordinaria occasione di conoscenza derivata dalla possibilità di avere il quadro completo sull’intero territorio nazionale degli interventi riguardanti il patrimonio tutelato che ha consentito di attivare un confronto tra Direzione generale e Soprintendenze al fine di condividere punti di vista e definire indirizzi comuni e soluzioni tecniche su temi specifici, dal restauro al recupero funzionale, dall’efficientamento energetico al miglioramento sismico degli edifici, e di stimolare il dialogo tra funzionari tecnici del Ministero, ordini professionali, specialisti dell’energia, rappresentanti dell’Università e degli istituti di ricerca, degli enti pubblici, delle associazioni di categoria e del terzo settore, così da individuare soluzioni progettuali di qualità e compatibili con la tutela.
Analogamente, in una fase storica caratterizzata dalla crisi energetica e, quindi, dal ricorso massiccio alle fonti di energia rinnovabili e dalla realizzazione di grandi opere pubbliche previste nei programmi finanziati dal PNRR, è evidente che la grande sfida dei prossimi anni non possa che essere la maturazione di un confronto “dialettico” tra la conservazione dei valori naturalistici, paesaggistici e storico-culturali, ovvero di quegli elementi identitari che rendono unici e per questo attrattivi i nostri territori, e la trasformazione quale portato di interventi di indubitabile impatto, atteso che il paesaggio non può essere cristallizzato e non può che vivere una continua, necessaria, ancorché equilibrata, evoluzione.
Fondamentale è la pianificazione paesaggistica prevista dal Codice attuata secondo prospettive e punti di vista differenziati e multiformi, in sintonia con gli obiettivi di qualità paesaggistica individuati dalla Convenzione Europea del Paesaggio e dallo stesso Codice dei beni culturali e del paesaggio ma calibrata sulle diverse realtà territoriali. I risultati di questo lavoro sono in parte confluiti nel Rapporto di missione 2024, dal quale viene fuori un variegato panorama che consente all’Amministrazione di non essere alternativa rispetto agli stakeholders pubblici e privati ma di rivestire un ruolo centrale, nei segmenti di competenza, all’interno della filiera della qualità che, soprattutto attraverso il restauro, garantisce la restituzione alle comunità delle più preziose testimonianze del proprio passato.